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sabato 13 ottobre 2012

Occupy Wall Street vs Alessio Rastani

Alessio Rastani ci offre uno sguardo molto critico, ma lucido, di ciò che la finanza è oggi. In effetti il titolo di questo post dovrebbe essere più Alessio Rastani verso (nel senso di incontro) Occupy Wall Street.
Tutti gli investitori dovrebbero tenere bene a mente il consiglio che conclude l'intervista: "...Prima di investire in qualsiasi risorsa, prima di investire in qualsiasi titolo, dovete investire in voi stessi, nella vostra mente, nella vostra educazione finanziaria..."



Al prossimo post.

lunedì 24 settembre 2012

Accreditamento delle Agenzie Formative Regione Umbria

L'accreditamento presso la Regione Umbria delle Agenzie Formative, ed il suo mantenimento nel tempo, è un step fondamentale per svolgere attività di formazione convenzionata e riconosciuta.


Cliccando sul link seguente è possibile scaricare le slides del corso da me tenuto, organizzato dalla Ecostudio di Terni, il giorno 10 settembre 2012.



Di seguito il link alla sezione del sito della Regione Umbria dedicata all'accreditamento: Link

Per qualsiasi informazione o approfondimento in merito all'Accreditamento delle Agenzie Formative, potete lasciare un commento in fondo a questo post o utilizzare i recapiti riportati nelle slides o nella pagina contatti.

Al prossimo post.
Luca Paolucci

Sulla malattia e la cura

L'italiano non ha memoria, è un dato di fatto. Lusi e Penati sono già finiti nel dimenticatoio e noi siamo di nuovo illusi, innocenti e ingenui, pronti ad inorridirci per l'ennesimo scandalo dovuto alla malsana gestione dei fondi pubblici da parte di una politica che dei peccati capitali ha ormai fatto un programma di governo: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia. Se non hai un buon punteggio su tutte i precedenti skills, non sperare di arrivar lontano in certi ambienti.
Chi desiderasse vedere una chiara esibizione delle sette "virtù" capitali, può riguardarsi la puntata di ieri sera di In Onda, il programma di Nicola Porro e Luca Telese, con Franco Fiorito.


Sulle dichiarazioni dell'ex tesoriere del PdL ognuno si farà le sue opinioni, due però sono le cose che vorrei sottolineare: la prima è il perché i due giornalisti, a seguito delle improbabili dichiarazioni di innocenza, delle minimizzazioni, dei vittimismi di Fiorito, non giungano mai al punto, non arrivino mai a chiedere all'ospite: "Ma allora, secondo lei, perché è indagato?" perché a sentir lui sembra veramente che sia l'ennesimo capro espiatorio, la vittima del sistema, quello che è stato scalzato.
La seconda, più leggera e personale, è che andare in tv con Taormina di fianco è come una dichiarazione di colpevolezza, non perché non sia giusto portarsi un avvocato, ma perché ti porti Taormina! E' come il bollino blu dell'Uomo Del Monte, un certificato di garanzia di colpevolezza.
Anche Ghedini lo stava per diventare, e lo è anche stato, ma ora evidentemente è stato ben consigliato da chi di sistemi di comunicazione se ne intende: chiedete al supermercato chi è Berlusconi, qualcuno non si ricorderà neanche che è stato il presidente del consiglio fino ad un anno fa. Se ne sta quindi nel suo ufficio, qualche cena in più con la moglie, porta a spasso il cane. Nel frattempo l'italiano dimentica e tra qualche mese è di nuovo candido e pulito per presentarsi alle prossime politiche.

Ammesso quindi che ci troviamo di fronte solo una delle teste che salterà, la Polverini ieri ha sentito il bisogno di farsi insultare da Monti, speriamo ritrovi un briciolo di dignità e si eclissi dalle nostre scene per sempre.  
Ammesso anche che Fiorito in una cosa ha ragione, il problema è sistemico e non localizzato o attribuibile ad un solo schieramento. A poco servono le dimissioni dei consiglieri di opposizione, il sistema è lo stesso per tutti: oggi a me, domani a te. Chi sta facendo polvere oggi è perché non vede l'ora di salire al comando e mangiare la fetta più grande. 
Ammesso anche che proprio il 18 settembre scorso non è stata approvata la legge sulla revisione dei bilanci da parte di società di certificazione esterna, ma soltanto modificato il regolamento di Montecitorio per garantire una maggiore trasparenza (Link all'articolo de Il Fatto Quotidiano). Avere trasparenza su  bilanci non certificati è come andare a fare snorkeling alla foce del Tevere: non vedi niente, ma di certo è immondizia.
Occorre sanare questa situazione, occorre che un Parlamento lo faccia e, se non lo fa, occorre che un Governo, che non a caso in questo momento è tecnico, inizi a scandagliare questo mare di fondi senza fondo e imponga delle regole. Altrimenti è assolutamente inutile sperare che dopo le prossime elezioni possa esistere una classe politica capace di governare senza cedere al richiamo dato dai soldi e dal potere. A tal proposito riporto uno stralcio dell'editoriale di Eugenio Scalfari, pubblicato ieri su La Repubblica, che ben riassume, anche se con alcune riserve, questo dovere di cui l'esecutivo deve necessariamente farsi carico di qui in avanti. 
Le mie riserve, di cui magari un giorno scriverò ampiamente su questo blog, sono riferite essenzialmente alle considerazioni che Scalfari fa in merito alla patrimoniale. Non ritengo sia esattamente come descrive, una patrimoniale ben fatta avrebbe risolto molto e raccolto anche il consenso di chi, senza patrimoniale e possedendo molto, ha perso lo stesso pagando in un'enorme svalutazione dei titoli nei mercati azionari e nel crollo del mercato immobiliare. Mercato immobiliare che (ditelo a Scalfari perché forse non se ne è accorto) c'è stato e insieme al crollo del comparto metalmeccanico è causa della recessione nel nostro paese.

Al prossimo post.
Luca Paolucci


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Le dimensioni della crisi industriale sono tali da richiedere soluzioni generali perché è impossibile un approccio caso per caso.
Viene in tal modo al pettine il tema del lavoro, della produttività, dell’occupazione, dei contratti, del precariato, degli ammortizzatori sociali, della fiscalità, delle liberalizzazioni. Insomma delle risorse, perché è puramente illusorio pensar di padroneggiare l’enormità e la complessità di questa crisi con riforme a tasso zero.
Le riforme a tasso zero sono ganascini e placebo, non terapie che agiscono sulle cause e non soltanto sui sintomi.
Alcuni, anzi purtroppo molti, pensano di risolvere la questione con un’imposta patrimoniale sui ricchi. Far piangere i ricchi per consolare i poveri e riportarli sul mercato dei consumi. Una patrimoniale capace di produrre questi effetti eticamente è sacrosanta ma economicamente è impossibile. In un mercato dei capitali aperto come abbiamo in Europa e nel mondo si determinerebbe una fuga di capitali di proporzioni enormi con effetti devastanti sul mercato finanziario e sulla tenuta dell’euro. L’imposta patrimoniale ha un senso se si tratta di un gravame ordinario di piccole dimensioni che, in una futura riforma fiscale, serva di coronamento a imposte proporzionali sulla ricchezza per mantenere un andamento progressivo del sistema nel suo complesso. Ad altro non può servire, salvo che se ne limiti l’applicazione ai patrimoni immobiliari con il risultato di un effetto negativo sul valore e quindi sulla vendita dei predetti immobili. Sarebbe opportuno che di queste cose riflettessero quelle forze politiche che della patrimoniale hanno fatto un mantra che non sta in piedi.
In realtà c’è solo un modo per affrontare il problema del come finanziare le riforme degli ammortizzatori e i nuovi investimenti: il taglio della spesa corrente.
La spesa corrente negli ultimi dieci anni è aumentata al ritmo del 2 per cento l’anno senza procurare alcuna contropartita vantaggiosa allo Stato e all’occupazione. La crescita della spesa è avvenuta perfino in questo ultimo anno con il governo cosiddetto tecnico. Ora è in corso la riqualificazione della spesa (spending review) ma i frutti sono ancora del tutto insufficienti.
Affinché fossero significativi ci vorrebbe un taglio di 40 miliardi, dal quale siamo ancora ben lontani anche perché con quella cifra si impedirebbe un ulteriore aumento senza tuttavia alcuna diminuzione capace di generare nuove risorse.
Il taglio dovrebbe dunque ammontare complessivamente a 50 miliardi e non può certo essere effettuato a carico della spesa sociale, della quale vanno cambiati i meccanismi ma non la dimensione. È possibile? Sì, è possibile, il grasso da tagliare c’è. Non certamente tagli lineari ma mirati. Il ministro Giarda e il commissario Bondi ne hanno individuato alcuni, ma le cifre sono ancora molto limitate e il processo va avanti con eccessiva timidezza e con molti ostacoli frapposti da lobby potenti e da alcuni partiti ad esse legati.
Il vero banco di prova di questo governo nei pochi mesi di vita che gli restano è questo. “Qui si parrà la tua nobilitate”. Non solo gli sprechi ma una visione politica deve presiedere a questa operazione che ha come contropartita una riduzione, anch’essa mirata, delle imposte. Un taglio massiccio della spesa corrente potrebbe infatti produrre deflazione se non fosse destinato ad una riduzione, anch’essa mirata, delle imposte.
Quali imposte? Le accise e le imposte sul lavoro e sulle imprese; tante riduzioni di spesa e altrettante riduzioni di imposte, fermo restando il fiscal compact e il pareggio del bilancio previsto.
Questa deve essere la scommessa. Se riuscisse porrà le condizioni del rilancio per la crescita del reddito, sempre che nel frattempo anche lo spread diminuisca e con esso gli interessi e gli oneri del Tesoro sul debito pubblico.
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domenica 16 settembre 2012

People Management, un interessante intervento di Gary Hamel

Un interessante intervento  di Gary Hamel sul people management. Una piccola lezione sul tempo che le imprese stanno vivendo di cui mi piace sottolineare un concetto:


"You can't build a company fit for the future if you don't build a company fit for human beings"

A prescindere dalle, a volte ipocrite, liste di valori aziendali è sempre più fondamentale e non ovvio ribadire che le persone sono alla base del rilancio e dello sviluppo delle organizzazioni e che per prima cosa, le organizzazioni, di persone sono costituite.


Di seguito i link alla pagina Wikipedia e al sito dell'autore:


mercoledì 5 settembre 2012

Monti:"No all'aumento dell'IVA" ma c'è bisogno anche di altro

Dichiarazione rassicurante del presidente Mario Monti durante il colloquio con il presidente dell'ABI. Evidentemente sarebbe l'ennesimo colpo ai consumi già afflitti dalla situazione cogente. In ogni modo l'Italia è ancora in attesa che tutti i vari decreti di rilancio si rendano effettivi, la critica mossa da diversi politici, Casini su tutti, rischia di non essere infondata in quanto i buoni propositi sono molti, ma le azioni tangibili ancora poche.

In particolar modo si attendono azioni importanti sui poteri forti, lobbies granitiche che con i loro privilegi destabilizzano un sistema paese che dall'estero non viene più visto come "troppo grande per fallire" ma "troppo grande da salvare".

A tal proposito è bene ricordare che, lo scorso primo marzo, la presidenza ABI, tramite Giuseppe Mussari, ha minacciato le proprie dimissioni se fosse stata lasciata intatta, nel Decreto Liberalizzazioni, la norma che prevedeva l'azzeramento delle commissioni bancarie. La norma è stata cancellata lo scorso maggio e sostituita da un più morbido trattamento che prevede commissioni nulle per chi sfora il plafond per meno del 5% del proprio fido e per un limite massimo di sette giorni. Inutile dire che il costo delle commissioni bancarie in Italia, nonché degli interessi, è il più alto, secondo solo a quello della Spagna. Una buona occasione persa per fare una bella figura.

Sogni al Semaforo


La scorsa mattina (giovedì 30 agosto, NdA), dovendo andare verso Orvieto, ho deciso di prendere la strada che da Spoleto porta ad Acquasparta per godermi un po' il panorama e anche per vedere a che punto fossero i lavori di  riapertura della strada a seguito dell'incendio che ha colpito quelle zone non più tardi di un mese fa. Non appena superata Firenzuola, mi sono dovuto fermare a un semaforo mobile sistemato dagli uomini dell'Anas che stavano sostituendo i guard rail, pur essendo, questi, in ottimo stato. Pensando, con stupore e perplessità alla cosa, presentivo già che dall'altro lato del monte nulla era ancora cambiato e che si viaggiava ancora a una sola corsia con un semaforo a fare da metronomo. Sensazione confermata pochi chilometri dopo.

Impossibile non pensare a come, anche in casi di estrema necessità, certe regole fittizie, non collegate
con il mondo reale, influiscano su tutti noi: il punto in cui stavano sistemando i guard rail è nella provincia di Perugia; il tratto a senso unico alternato, a causa dei danni provocati dall’incendio, nella provincia di Terni. Risultato: chi, come me, si fosse trovato ad  attraversare quella zona, si sarebbe dovuto fermare due volte, una prima per lavori in corso apparentemente inutili (dalla foto scattata si vede benissimo come il vecchio guard rail sia in perfette condizioni e molto migliore rispetto a tanti altri che se ne vedono in giro), una  seconda per la mancata partenza dei lavori, questi sì indispensabili, per il ripristino della viabilità.

Le curve scivolano, i km passano e i pensieri fluiscono. Casa accadrebbe  se, mentre stessimo costruendo un portico monumentale e puramente decorativo a casa nostra, al vicino gli crollasse  la casa? I più farebbero un paio di considerazioni e donerebbero risolutamente almeno qualche sacco di cemento al malcapitato, se non per mero spirito di solidarietà  quantomeno per toglierci dalla vista, più rapidamente possibile,uno sgradevole panorama  di macerie.
Resta il fatto che  le regole sono regole e se i fondi sono stati stanziati per una cosa non c'è modo che possano essere impiegati in un'altra, neanche in casi di emergenza. È anche logico,  chiaramente quei soldi possono essere spesi soltanto per la finalità per cui sono stati devoluti. Tra i due vicini di casa non c'è unità d'intenti e neanche solidarietà, sono le regole che lo impongono.
Nel frattempo però un tragitto di 20 minuti diventa di 40 e delle mie regole, che vogliono che io sia puntuale agli appuntamenti nessuno si interessa.
Ma quanto sarebbe importante riuscire finalmente a collegare Spoleto con la E45 e con il distretto industriale che la lambisce da Terni a Perugia?
Anche questo argomento ormai è in disuso, ogni anno i fondi stanziati per tale opera sono nulli e anche questo sogno rimane fermo al palo, al semaforo se volete.
Il sogno di una Spoleto crocevia di scambi commerciali nonché culturali, non è mio, almeno non soltanto. È invece di un ex giovane, anzi di un uomo che ha saputo rimanere giovane pur invecchiando e che, tenetevi forte, quasi 100 anni fa fondò il Comitato Umbro Marchigiano atto a promuovere il collegamento tra i due mari, l'Adriatico e il Tirreno, al fine di conquistare un maggior sviluppo organizzando la società e i territori che la ospitano. Il sindaco Arcangeli, di cui si parla sempre poco, è stato uno di quelli che ha cambiato le cose, un innovatore. A lui dobbiamo quasi tutto ciò che è la nostra città oggi: collegamenti con la Valnerina, sistema idrico cittadino, sfruttamento dei fiumi per la produzione di energia elettrica, la strategica (ai tempi) ferrovia Spoleto-Norcia, più tutto ciò che
per motivi di spazio e tempo non posso citare ora.
Pur vedendo, con estrema lungimiranza, quanto un collegamento terrestre potesse incentivare le economie dell'intero centro Italia, pur lottando perché questo collegamento potesse passare per Spoleto, rendendola un vero Hub (...diremmo oggi...) per gli scambi tra l'est e l'ovest e, conseguentemente, tra il nord e il sud, Arcangeli non è riuscito a veder realizzato questo suo sogno, e in cento anni nessuno ancora lo ha fatto: questo sogno è rimasto fermo al semaforo da quando ancora i semafori non esistevano.
Consiglio un bellissimo lavoro sul sindaco Arcangeli di Daniela Crispoldi dal titolo, che già di per sé inorgoglisce, “Il Dovere della Modernità”, ringrazio ancora chi me lo ha regalato e fatto scoprire. Tutti dovremmo sentire il dovere della modernità, che non si traduce nell'avere l'ultimo smartphone, quanto nel percepire  quando le cose stanno per cambiare, perché le cose cambiano, tutti i giorni, siamo noi che facciamo degli sforzi  affinché tutto resti uguale, familiare, senza sorprese.
Faccio parte di una generazione che sta vedendo il mondo rovinare in peggio. Non viviamo boom economici, ma crisi dovute ad un'economia drogata dalla finanza; la tecnologia è un fantastico mezzo che usiamo male; non viviamo nell'epoca dei grandi statisti e politici, ma in quella dei gestori inetti di crisi vecchie di decenni. Sono solo tre delle ulcere di un'Italia marcia che si riflettono ingigantite, come un'ombra cinese su di un muro, nella realtà spoletina.
Non sento di vivere in un luogo pensato per chi ha un futuro davanti a sé, lo si vede dall'inerzia della gente: a volte sento giovani ragionare come dei vecchi mentre i vecchi sono al bar (quando va bene) a fare i giovani. Non si possono lasciare al semaforo i sogni, quindi chi è fuori da questi schemi se ne va, sono in tanti e nessuno capisce che per ogni ragazza o ragazzo che fa la valigia è maturato un fallimento di cui siamo tutti responsabili. Il nostro modello di società ha fallito e quindi vale la pena cambiarlo. C'è chi ci prova, chi si mette in gioco, ma spesso non viene capito. Forse sarebbe stato più giusto scrivere “sostenuto”, ma chi non ti capisce, che sostegno potrà mai darti? Abbiamo delle tare, delle maledettissime tare:  sono il paragone e la semplificazione. Il vedere un tessuto in disgregazione può non esser considerata cosa grave se la si paragona con chi sta peggio; dire che "c'è crisi" e tutto va male è la semplificazione di chi ha poco spirito – e coraggio – per proporre qualcosa di nuovo. Paragone e semplificazione sono il fazzoletto che usiamo come paracadute mentre precipitiamo dal palazzo e ci ripetiamo che "fin qui, tutto bene!" (Mathieu Kassovitz, “La Heine”, 1995). 


Paragone e semplificazione vincono sempre, non puoi argomentare con chi semplifica, non puoi spiegare un sogno se non hai un paragone da offrire.
Quindi siamo qui, fermi al semaforo che non diventa mai verde in una città che dorme senza più sognare, i sogni che ha fatto preferisce non ricordarli perché sono stati fatti da chi come paragone aveva l’eccellenza; restiamo bloccati e immobili per pigrizia, indolenza e semplicità,  quasi preferissimo ispirarci ad altri  modelli, meglio se mediocri, così a fine giornata potremmo anche e più facilmente sentirci soddisfatti.
Luca Paolucci

mercoledì 4 luglio 2012

Accordo Stato-Regioni: cosa cambia nella formazione dei Lavoratori

La definizione formale, metodologica e temporale per la formazione di Lavoratori, Preposti e Dirigenti


L’accordo Stato-Regioni del 21 dicembre 2011 disciplina la durata, i contenuti minimi, le modalità nella formazione ed aggiornamento del Datore di Lavoro, dei Lavoratori, dei dirigenti e preposti ai sensi dell’art.37 del D.Lgs n.81/2008.
La novità principale riguarda l’individuazione della durata della formazione in base al rischio dell’attività aziendale: basso, medio, alto.
Le nuove regole sono state pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n.8 dell’11 gennaio 2012, entreranno  in vigore il 26 gennaio.
Di seguito riportiamo uno schema esplicativo delle novità introdotte dal nuovo Accordo Stato-Regioni.
La tempistica precisa per ogni figura viene indicata di seguito, caso per caso.
Per ciò che riguarda il personale di nuova assunzione, esso deve essere:
 a) Avviato ai rispettivi corsi di formazione anteriormente all’ingresso in Azienda;
 b) Avviato ai rispettivi corsi di formazione contestualmente all’ingresso in Azienda
 c) (Nel caso d’impossibilità di completare le ipotesi a), b) ) Formare il Lavoratore, Preposto o      Dirigente entro e non oltre 60 giorni dall’assunzione.

Informazione ai lavoratori

Ciascun Datore di Lavoro deve provvedere affinché ciascun lavoratore riceva un’informazione adeguata.
La formazione prevista dai Titoli successivi del Titolo I del D.Lgs n.81/2008 (macchine e attrezzature, DPI, Movimentazione manuale dei carichi, Videoterminali, Sostanze pericolose, rischi fisici, ecc.) è aggiuntiva a questa e viene erogate in base a quanto prescritto dall’Allegato A emanato durante la conferenza Stato-Regioni del 22/02/2012.

La Formazione dei Preposti

La formazione per il preposto, oltre a quella prevista per i lavoratori, deve essere integrata da una formazione particolare.
Entro Quando deve essere svolta?
Entro 18 mesi dall’entrata in vigore dal presente accordo, ovvero entro il 26 luglio 2014.

La Formazione dei dirigenti

La formazione dei dirigenti sostituisce integralmente quella prevista per i lavoratori. Ed è strutturata in quattro moduli:
·      Modulo1 - Giuridico-Normativo;
·      Modulo2 - Gestione ed Organizzazione della sicurezza;
·      Modulo3 – Individuazione e Valutazione dei Rischi;
·      Modulo4 – Comunicazione, Formazione e Consultazione dei Lavoratori
Entro Quando deve essere svolta?
Entro 18 mesi dall’entrata in vigore dal presente accordo, ovvero entro il 26 luglio 2014.

La Formazione dei Datori di Lavoro (Allegato A)

L’accordo Stato-Regioni disciplina, ai sensi dell’articolo 34 del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., i contenuti e le articolazioni e le modalità di espletamento del percorso formativo e dell’aggiornamento per il Datore di Lavoro che intende svolgere i compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione (DL SPP o RSPP).
La formazione dei datori di lavoro differisce da quella erogata dal resto degli altri lavoratori. Come nel caso dei Dirigenti, è strutturata in quattro moduli:
·      Modulo1 - Giuridico-Normativo;
·      Modulo2 – GESTIONALE: Gestione ed Organizzazione della sicurezza;
·      Modulo3 – TECNICO: Individuazione e Valutazione dei Rischi;
·      Modulo4 – RELAZIONALE: Comunicazione, Formazione e Consultazione dei Lavoratori.
Ne differisce ovviamente per il numero di ore formative richieste sia per la prima formazione che per l’aggiornamento.

Riconoscimento della Formazione Pregressa (Art.11)

Dall’Art. 11 dell’Accordo:
“La formazione erogata a cura dei datori di lavoro prima della pubblicazione del presente accordo viene riconosciuta come di seguito specificato:
Formazione dei lavoratori e dei preposti
Nel rispetto di quanto previsto al punto 8 del presente accordo e, fermo restando l’obbligo di aggiornamento di cui la punto 9, non sono tenuti a frequentare i corsi di formazione di cui al punto 4 i lavoratori dei i preposti per i quali i datori di lavoro comprovino di aver svolto, alla data di pubblicazione del presente accordo, una formazione nel rispetto delle previsioni normative e delle indicazioni previste nei contratti collettivi di lavoro per quanto riguarda durata, contenuti e modalità di svolgimento dei corsi.
Formazione dei Dirigenti
Fermo erestandpo l’obbligo di aggiornamento di cui al punto 9, non sono tenuti a frequentare il corso di formazione di cui al punto 6 i dirigenti che dimostrino di aver svolto, alla data di pubblicazione del presente accordo, una formazione con contenuti conformit all’articolo 3 del D.M. 16/01/1997 effettuata dopo il 14 agosto 2003 o a quelli del Modula A per ASPP e RSPP previsto nell’accordo Sato-Regioni del 26 gennaio 2006, pubblicato su GU n.37 del 14 febbraio 2006.”
Formazione dei Datori di Lavoro
Dall’Art. 11 dell’Allegato A dell’Accordo

“In fase di prima applicazione, non sono tenuti a frequentare i corsi di formazione di cui al punto 5 i datori di lavoro che abbiano frequentato – entro e non oltre sei mesi dall’entrata in vigore del presente accordo – corsi di formazione formalmente e documentalmente approvati alla data d’entrata in vigore del presente accordo, rispettosi delle previsioni di cui all’articolo 3 del D.M. 16/01/1997 per quanto riguarda durata e contenuti.”
Dall’Art. 10 dell’Allegato A dell’Accordo

“...in caso di inizio di nuova attività il datore di lavoro (..) deve completare il percorso formativo di cui la presente accordo entro e non oltre novanta giorni dalla data di inizio della propria attività.”

Calcolo del Coefficiente di Rischio Aziendale

Il livello di rischio è individuato per macrocategorie di rischio e corrispondenze codici Ateco 2002_2007.
Le tabelle seguenti ne danno un quadro riassuntivo.